Una gioia incontenibile, una festa infinita. In piazza, per le strade, a Napoli e non solo. Allo stadio Maradona, alla Dacia Arena e ovviamente nello spogliatoio dove i calciatori, dopo un'annata straordinaria, dopo aver accumulato tanta tensione, hanno festeggiato come mai in carriera. Grande protagonista Victor Osimhen, l'uomo scudetto, con 22 gol in 27 partite, l'ultimo contro l'Udinese: è lui, tra una diretta Instagram e l'altra, a salire sui tavoli insieme al Chucky Lozano, a guidare i classici cori “siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi". VESUVIO ERUTTA, KVARA IN LACRIME - Tra i più scatenati Piotr Zielinski, che nel 2018 ha sfiorato lo scudetto, un'annata nella quale non furono sufficienti 91 punti per vincere il tricolore. Il polacco, di solito pacato e tranquillo, ha fatto partire il coro: “Vesuvio erutta, tutta Napoli è distrutta!”. Un coro becero che i napoletani hanno disinnescato con l’arma dell’ironia. Più in là Khvicha Kvaratskhelia, avvolto nella bandiera della Georgia, col capo fra le mani a piangere di commozione con Alex Meret a consolarlo. STARACE SUPERSTAR - Bottiglie di spumante hanno innaffiato la cena, con il magazziniere Tommaso Starace sugli scudi: dopo aver vinto gli scudetti con Maradona, ora festeggia il terzo, un titolo storico. Al centro della sala da pranzo dell’hotel del ritiro, eccolo a ballare la famosa “A far l’amore comincia tu” di Raffaella Carrà, fa da valletto a Tommy il nipotino Gianluca Gaetano l’unico napoletano ad aver vinto questo scudetto, insieme al terzo portiere Davide Marfella. Nella notte Matteo Politano, carico di adrenalina. è sceso fino ai cancelli dell'hotel di Udine, per continuare la festa con i tifosi.
Ecco le parole di Mister Pioli dopo il pareggio: Siamo delusi stasera, nel modo più assoluto. Non volevamo questo risultato, volevamo vincere. Se non cambiamo marcia faremo fatica ad arrivare tra le prime 4. Dobbiamo trasformare questa delusione per la partita tra 4 giorni". Sono le parole ai microfoni di Dazn di Stefano Pioli, tecnico del Milan reduce dal deludente pareggio interno con la Cremonese: "Nel primo tempo abbiamo messo in pratica tutto quello che si era preparato e siamo stati pericolosi. Poi mi aspettavo più profondità, c’era lo spazio per andare più sopra. Abbiamo gestito il pallone, controllato la partita. Se non riesci a sbloccare partite del genere diventa più difficile ma una squadra come la nostra non deve perdere lucidità. Dopo è diventata più difficile. Cosa manca? Manca la determinazione nello sbloccare le partite. La squadra ha fatto di tutto per vincere le ultime partite, ma non riuscire a sbloccarle poi con un piccolo errore diventa difficile. Le partite le sapremo indirizzare meglio. Il secondo tempo non mi è piaciuto". Giroud e Leao? C’erano a Roma e non abbiamo fatto gol lo stesso. Il discorso non è questo, dobbiamo essere più incisivi, precisi nello sbloccare le partite. Quello che non riusciamo a fare è vincere delle partite che avremmo dovuto fare. Stiamo buttando via punti che ci stanno penalizzando in campionato. Più attenzione in difesa? Abbiamo subito un gol dove avevamo due difensori centrali veloci. L’attenzione ce l’hai anche nel far bene l’ultimo passaggio, nell’attaccare bene la porta. Ci vuole in tutte le situazioni. Ultimamente subiamo veramente poco ma alla minima disattenzione subiamo gol. Questo ci deve far lavorare meglio tutti. Stanchezza? Se ci riferiamo alla partita di stasera ho visto una squadra con energia. La stagione è lunga, impegnativa, per chi è andato avanti in Champions ed Europa. Cerco di gestire bene le forze, ma la squadra ha approcciato bene la partita. Il derby in Champions? Adesso abbiamo la Lazio, poi la Champions è la Champions. Poi è un bene, vogliamo andare avanti. Ce la giocheremo con le nostre caratteristiche, la nostra volontà e determinazione. Vogliamo continuare
La Salernitana beffa Spalletti. Il titolo può arrivare mercoledì senza giocare Come passare in 22 minuti dal sogno scudetto realizzato (il gol dell'uruguagio Olivera) al primo match point sprecato (la prodezza del senegalese Dia, 12ª rete). Festa Napoli rinviata così di qualche giorno. L'appuntamento forse decisivo a Udine giovedì: si parla di una richiesta alla Lega di anticipo alle 18.30 per evitare si possa sconfinare in piena notte aspettando la squadra all'aeroporto di Capodichino (e sarebbe il secondo spostamento della gara...) con diretta sui maxischermi del Maradona e accesso a chi era sugli spalti ieri -. In pratica lo scudetto passa da casa Meret e da dove Spalletti ha spiccato il volo come allenatore, guardando anche al risultato della Lazio 24 ore prima (se non vince, sarà brindisi davanti alla tv). A guastare per ora i piani azzurri, una Salernitana affamata di punti salvezza, traguardo sempre più vicino per i granata che al Maradona hanno conquistato il 9° risultato utile di fila. La festa l'hanno così fatta i tifosi della squadra di Paulo Sousa, che via social si sono dati appuntamento davanti alla tribuna dello stadio Arechi per festeggiare il pareggio con i giocatori, tornati in bus da Napoli. «Abbiamo trovato il momento giusto per colpire», dirà l'allenatore che paga con il rosso la tensione finale per un pari pesantissimo da portare a casa. E tensione si era vissuta a Salerno per quel poco gradito spostamento della gara di 24 ore. «Il popolo granata ha mostrato grande dignità e compostezza, niente polemiche, il presidente e i nostri tifosi sono stati perfetti», così il ds del club De Sanctis, ex portiere del Napoli. Ma ieri non poteva esserci spazio per i sentimenti... «L'ultimo chilometro è sempre quello più faticoso. Ma faremo gioire tutti, tranne certi cecchini...», dirà uno Spalletti sorridente ma sotto sotto un po' deluso. Sfumato persino il record assoluto della serie A: conquistare il titolo con sei turni d'anticipo, impresa che non era riuscita nemmeno al Grande Torino nel 1948. Ma la storia recente degli azzurri sul proprio campo non dava ottimi presagi: solo cinque i punti nelle ultime 5 di campionato a Fuorigrotta e per la quarta di fila in casa (Champions compresa) non trova la vittoria. Non bastano alla truppa di Spalletti 24 tiri, di cui 8 nello specchio della porta, il 73 per cento di possesso palla, 10 calci d'angolo e 27 cross effettuati. Osimhen non è in giornata e Kvara non inquadra la porta. Il resto lo fanno Ochoa e Dia, che diventano i simboli del pomeriggio: il portiere della Salernitana mostra il meglio del suo repertorio con cinque parate decisive, l'attaccante fa la giocata che potrà raccontare a lungo. La strada per la permanenza in A è ancora lastricata di insidie, da ieri c'è più ottimismo.
Vola sempre più su il Monza, lo Spezia invece ha tanta paura. I brianzoli si prendono l’intera posta in palio al Picco battendo i padroni di casa per 0-2 con i gol di Ciurria al 21′ e Carlos Augusto poco prima del fischio finale, guadagnando così il secondo successo consecutivo in campionato. La squadra di Semplici sa di avere necessario bisogno di punti per tenere alle spalle gli scaligeri e partono a cento all’ora. Per due volte Kovalenko va vicino alla rete, ma non arriva all’appuntamento con il gol e si fa ipnotizzare da Di Gregorio da due passi. E il Monza passa alla prima occasione, con l’ex Ciurria che batte Dragowski di sinistro; i brianzoli spingono per il 2-0, con il portiere polacco che dice di no prima a Dany Mota e poi a Carlos Augusto prima del 45′. Nel secondo tempo lo Spezia ci prova, ma il Monza riesce comunque a tenere il pallino del gioco. Caprari va vicino al 2-0 al 66′, ma la sua conclusione termina sopra la traversa; le chance più grosse per i padroni di casa arrivano con un paio di punizioni di Esposito che però vedono Di Gregorio attento. Petagna fallisce il colpo del ko poco prima del 90′, che arriva tre minuti dopo con un grande inserimento di Carlos Augusto che batte Dragowski in uscita. La partita si chiude poco dopo, con il Monza che vola così a 44 punti ed è al nono posto provvisorio in classifica agganciando il Bologna. Lo Spezia invece trema, poiché il Verona domani potrebbe, con un successo, superare i bianconeri e mandarli in piena zona retrocessione.
È la prima finale della gestione Commisso, in tribuna al Franchi Firenze - Dopo nove anni la Fiorentina ha ritrovato la finale di Coppa Italia. Basta un pareggio senza gol in casa dopo aver vinto 0-2 all'andata a Cremona. Allo stadio Olimpico di Roma il 24 maggio troverà l'Inter per provare a vincere un trofeo che manca da ventitré anni dalle parti di Firenze. La bacheca dei viola è infatti chiusa dal 2001 quando la Fiorentina di Cecchi Gori vinse la sua sesta Coppa Italia. È la prima finale della gestione Commisso, in tribuna al Franchi. La Cremonese, nonostante lo 0-2 dell'andata, ha scelto una tattica rinunciataria, consegnando la regia delle operazioni ai viola che dimostrano di aver imparato la lezione di settimana scorsa in Conference League, quando, dopo aver vinto 4-1 in casa del Lech Poznan, hanno rischiato di compromettere la qualificazione alla semifinale andando sotto di tre reti. Parola d'ordine del tecnico Vincenzo Italiano (nella foto): gestione e zero rischi. Nel primo tempo Fiorentina col 70 per cento di possesso palla. Fine a se stesso, però, perché i primi 45 minuti hanno registrato solo due colpi di testa viola, di Milenkovic e Igor, nulla di più. Grigiorossi chiusi, ordinati, pronti a ripartire in contropiede. Senza, però, tirare in porta. La squadra di Italiano è stata costretta ad andare per linee orizzontali perché nel mezzo non c'era un centimetro libero. Questo ha fatto diventare lenta e prevedibile la formazione viola. Poco o niente anche sulle corsie con Ikonè, controllato benissimo da Quagliata, e Gonzalez a sinistra. Nella ripresa il canovaccio non è cambiato. La partita è andata avanti su ritmi molto lenti. La Fiorentina ha avuto due guizzi con Cabral e Gonzalez, poi in controllo. La Cremonese non ha mai tirato in porta ed è uscita a testa alta.