Da Nedved a Leao. Vent'anni dopo la Champions League vinta dal Milan superando prima l'Inter in semifinale con due pareggi e poi la Juventus in finale ai rigori, torna d'attualità l'alibi legato all'assenza del top-player. Come i tifosi bianconeri recriminavano per la squalifica del centrocampista ceco, ora quelli rossoneri fanno altrettanto per l'infortunio dell'attaccante portoghese, che ieri ha saltato l'andata dell'euroderby.
Capitan Calabria si è aggiunto al coro: "Se togliessimo all'Inter il giocatore migliore non sarebbe positivo per loro". Il punto è proprio questo: chi è il calciatore nerazzurro più forte? La risposta non è unanime come nel caso di Leao, anche perché la rosa a disposizione di Inzaghi è più completa e di qualità superiore. Oltre a essere più "esperta": un aggettivo utilizzato quando si vince, invece quando si perde diventa "vecchia". Basti pensare agli autori dei gol al Milan "sfortunato", secondo Ambrosini: Dzeko e Mkhitaryan (arrivati entrambi dalla Roma), 71 anni in due.
Allo stesso modo, almeno fino a ieri, quando l'Inter vinceva il merito era dei giocatori, mentre quando perdeva la colpa era di Inzaghi. Bravissimo a far cambiare idea a Moratti e a smentire Sacchi, rialzandosi dopo aver toccato il punto più basso con le 11 sconfitte in questo campionato. Al termine di quella a Bologna era anche inciampato in una dichiarazione alla Mazzarri: "Se l'avessimo sbloccata, staremmo parlando di un'altra partita". Pioli ieri ha fatto peggio con una frase del tutto fuori luogo ("Fino al 7' minuto l'Inter non era mai entrata nella nostra area") per poi prendersela con l'arbitro: "Nelle situazioni dubbie ha usato due pesi e due misure". Due come gli alibi e come i gol presi, da mettere in saccoccia e portare a casa.